14/12/08

Brunetta: donne in pensione a 65 anni

«Serve la perequazione verso l'alto dell'età pensionabile di maschi e femmine». Renato Brunetta: "Le donne dovranno in futuro andare in pensione a 65 anni. Cominciando da quelle che lavorano per la pubblica amministrazione". Ne è convinto il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, che intervenendo a Stresa al Forum della Terza Economia ha spiegato che «è necessario porre al centro dell'agenda politica l'obiettivo della perequazione verso l'alto dell'età pensionabile di maschi e femmine». «Per quanto mi riguarda - ha aggiunto l'esponente del governo - sono datore di lavoro di tre milioni e 650 mila persone e mi applicherò con determinazione al perseguimento di questo obiettivo». Un'uscita, quella del ministro, che ha scatenato molte reazioni, soprattutto dal fronte sindacale. Ma anche la politica ha commentato la proposta. E qualche sorpresa arriva anche dall'interno del Pdl, con il leghista Roberto Calderoli che da ministro alla Semplificazione la semplifica con un gioco di parole: «Brunetto-scherzetto». «Prendiamo come una battuta quella detta sulle pensioni dal ministro Brunetta - ha precisato Calderoli - su un argomento di questa importanza, che avrebbe dovuto essere oggetto di un'approfondita discussione politica all'interno della maggioranza. Discussione approfondita che vi è già stata proprio in occasione dell'ultima riforma previdenziale».
FAR LAVORARE GLI ANZIANI - Eppure Brunetta era apparso piuttosto serio e aveva argomentato con dovizia il perché a suo parere è necessario arrivare ad una perequazione: «Usciamo dall'ipocrisia, se affermiamo che l'invecchiamento attivo è un obiettivo di bene pubblico è necessario che tutti insieme ci applichiamo per raggiungere questo obiettivo. Si dovranno sentire la Confindustria e i sindacati, poi chi deve governare governi». «Recuperando alla vita lavorativa attiva la classe di età 55-65 - ha aggiunto il ministro - recuperiamo il 10% dello spaventosamente basso tasso di occupazione italiano. Questo significa 2,5 milioni di posti di lavoro in più, il che vuole dire incrementare il gettito fiscale e il Pil del paese». E come ottenere il progressivo allungamento dell'età pensionabile? La ricetta di Brunetta non sembra prevedere obblighi bensì interventi di persuasione: «Le uscite precoci dal mondo del lavoro devono essere disincentivate». (fonte: corrieredellasera).

1 commento:

Unknown ha detto...

Vivere senza lavorare!
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Eppure esiste una piccolissima percentuale di persone che ha lavorato per tutta la vita senza sentire il peso del proprio lavoro amandolo ogni giorno. Un esempio lo abbiamo visto con la grandissima scienziata Rita Levi Montalcini, che ha lavorato per tutta la vita con passione e amore.

Vivere una Vita Soddisfacente, avere maggiori risultati e non sentire il proprio lavoro come un peso ma svolgerlo con amore e passione è possibile?

Se svolgiamo un lavoro che amiamo e ci piace saremo sicuramente più felici, ma non è detto che lo saremo in caso contrario, ma è molto più facile fare un lavoro con il primo pensiero in testa: amo ciò che faccio!

Purtroppo da una ricerca sembra che oltre il 90% delle persone non amano il proprio lavoro. Se ci facciamo caso lo possiamo riscontrare anche da soli guardando le persone al lavoro sotto questo aspetto: la commessa che non sorride, il barman poco gentile che ci serve un caffe pessimo, le risposte al telefono quando chiediamo qualche informazione in un ufficio pubblico, etc, etc.

La sensazione che percepiamo è che alcune persone al lavoro siano distratte e non vedono l’ora che la giornata finisca, vanno al lavoro di malavoglia e non vedono l’ora che la giornata finisca prima di iniziare. Senza parlare di pensione, il pensiero che affligge chi non ama il proprio lavoro già dal suo primo giorno di attività.

Eppure esistono poche persone che riescono a trasformare il proprio lavoro, una propria attività, una propria passione, in qualcosa che amano e al pensiero di andare in pensione quasi si sentono male.
Trasformare uno stato d’animo
Ma come si può trasformare uno stato d’animo negativo, a causa del proprio lavoro, in uno positivo e sentirsi meglio ogni giorno, mentre svolgiamo la nostra attività lavorativa?
Per iniziare dobbiamo isolare i fattori che ci fanno stare male e che ci creano quel senso di malessere. Isolarli significa già vederli sotto una diversa luce e quindi modificarne le sensazioni che ci trasmettono.

Il nostro contributo nella società

Iniziamo a valutare il valore del nostro lavoro. Se quello che facciamo è utile e migliora la vita delle persone e dei nostri cari. Se il nostro contributo serve è ha un minimo di utilità, se non ne avesse quel lavoro sarebbe inutile, allora dobbiamo iniziare a vederlo con occhi diversi e vedere le parti positive. Questo ha un effetto positivo anche sul nostro stato d’animo e inizieremo ad andare al lavoro con un altro spirito.
Se iniziamo a vedere gli aspetti che consideriamo negativi come uno strumento di crescita che potrà essere utile in futuro, noteremo che cominceremo a svolgere i compiti che consideriamo sgradevoli con un atteggiamento molto diverso e otterremo un risultato sicuramente superiore in termini di produttività e di qualità, ricevendo forse, anche qualche gratifica da chi sta più in alto di noi dirigente o capo che sia.


Vedere i colleghi sotto una luce diversa

Andare d’accordo con i colleghi è un altro dei fattori che condizionano il piacere di lavorare. Spesso non valutiamo e anche il nostro collega non ha piacere in quello che fa e quindi si comporta in quel modo che a noi non piace proprio per quel motivo. Se invece iniziamo a pensare che anche lui ha bisogno di aiuto e che se iniziamo a trattarlo in modo comprensivo e più gentile forse il nostro rapporto potrebbe migliorare.
Trasmettendo la nostra nuova passione e amore per il lavoro agli altri già inizieremo a sentirci meglio e contribuendo cosi a migliorare anche il nostro ambiente di lavoro con beneficio per tutti.

Tutto dipende dal nostro atteggiamento mentale, il nostro pensiero è lo strumento più potente da usare per vivere felici.

Tutto si può imparare solo se iniziamo a volerlo.
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