03/02/09

Lavoro: in Italia in 10 anni più occupati, ma cresce il rischio del sommerso

In poco più di dieci anni, dall’entrata in vigore del pacchetto Treu e grazie alla flessibilità introdotta da quelle norme e dalla legge Biagi i posti di lavoro in Italia sono aumentati di circa tre milioni di unità: lo sottolinea il presidente del Cnel, Antonio Marzano che presentando l’indagine su “Il lavoro che cambia” ricorda che pur essendo cresciuto velocemente il tasso di occupazione resta lontano dalla media europea.Marzano ha ricordato come i problemi dell’occupazione si concentrino al Sud e il rischio, in questa fase di crisi economica, che torni a crescere, soprattutto in quest’area, ma in genere nel Paese il lavoro sommerso. Il lavoro nero infatti comporta numerosi problemi, non solo di pagamento di una giusta retribuzione e dei contributi previdenziali ma anche di sicurezza per i lavoratori. Il presidente del Cnel ha affrontato anche la questione immigrazione. “Non vi è dubbio che nel più lungo periodo sarà necessario stimolare una ripresa del tasso di fertilità delle donne, attivando opportune politiche a favore della famiglia. Nel frattempo l’aiuto di lavoratori immigrati sarà indispensabile. Dovremo, a questo proposito, migliorare molto gli interventi volti a garantire un effettivo processo di integrazione economica e sociale degli immigrati”.Marzano ha sottolineato la necessità di interventi per facilitare l’entrata nel mercato del lavoro delle donne ma anche per affrontare il problema della precarietà dei giovani con “adeguate politiche del lavoro, di sostegno del reddito, della formazione, della assistenza nella ricerca del lavoro”.Marzano ha definito “importante” l’intesa firmata nei giorni scorsi a palazzo Chigi per la riforma del sistema contrattuale e si è detto convinto della necessità di una “ristrutturazione” dell’economia italiana dopo un periodo in cui, “nonostante i forti progressi ottenuti sul fronte occupazionale, la produttività dei fattori produttivi è rimasta praticamente ferma”. “L’intesa raggiunta sui nuovi assetti contrattuali” ha detto “al di là delle legittime prese di posizione che non hanno consentito un’adesione unanime, potrà dare un contributo importante allo sviluppo solo se andrà nella direzione di costruire un circuito virtuoso che catturi la produttività a favore dei redditi dei lavoratori, in un’ottica di maggiore competitività e coesione sociale”.

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