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La regola resta valida anche nel momento in cui il provvedimento del licenziamento adottato da una azienda è proprio in conseguenza dell’inattendibilità – o della presunta inattendibilità - della malattia presentata dal dipendente. Con la sentenza datata 7 giugno 1995, la Corte di Cassazione aveva già espresso il proprio parere in merito, considerando legittime attività lavorative o extralavorative di un lavoratore in malattia, a patto che tali attività non rallentino o siano in contrasto con una pronta guarigione ed un immediato rientro sul posto di lavoro, oppure a patto che tali attività non siano palesemente in contrasto con lo stato di morbosità dichiarato.
Tale facoltà di rescindere un rapporto di lavoro anche durante il periodo di malattia del dipendente, avviene dunque in deroga alla normativa generale che disciplina le modalità del licenziamento; la giurisprudenza infatti prevede che il licenziamento comunicato durante il periodo di comporto sia inefficace per tutta la durata della malattia o comunque fino alla scadenza del comporto stesso, che rimane ad ogni modo una delle ipotesi per le quali è possibile la sospensione del rapporto di lavoro. (fonte: www.lavoronews.it).
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